Avevo una ventina d'anni.
Quella sera da Torino Porta Nuova mi infilai in uno scomparto del treno diretto al sud, via Foggia.
C'era due posti liberi. Mi sedetti accanto al finestrino. Difronte a me un vecchietto simpatico con la moglie.
Da lì a un po entra di corsa nello scomparto una ragazza pressapoco 23enne, di bella presenza, bellissimo viso.
Si precipita al finestrino che apre, affacciandovisi. Sotto il fidanzato che le porge la mano. Parole d'amore che corrono, finché il treno parte e finisce per staccare quelle mani, ora tese, fazzoletti in mano sventolanti, per un lungo saluto.
La ragazza chiude il finestrino e mi chiede se poteva sedere al mio posto, che le cedo.
Inizia a piangere ininterrottamente, infrenabilmente, disperatamente.
Era quasi mezzanotte e lei non accennava ad acquietarsi.
Fu a questo punto che il vecchietto difronte interviene e chiede:
"Signorina perché continua a piangere?"
Lei, singhiozzando, racconta del suo amore per il suo ragazzo.
Era disperata perché non sapeva quando avrebbe potuto rivederlo e riabbracciarlo. Si sentiva sola.
Ed il vecchietto:
"Stia serena, signorina, non disperi.
Deve sapere che non c'è stata mai notte così lunga che non ha visto l'alba.
Domattina tutto sarà passato e ritroverà i sorriso.
E poi si giri, a fianco a lei siede questo bel giovanotto... scambi con lui quattro chiacchiere".
La ragazza si asciuga le lacrime e poggia la sua testa sullo schienale.
Ormai era notte inoltrata. Le luci soffuse. Dormivano tutti.
Lei, ancora sveglia, si gira verso di me e mi chiede se poteva poggiare la testa sulla mia spalla. Acconsento.
Inizia a dormire come un ghiro e, stremata, finisce per aggrapparsi con entrambi le braccia al mio collo. Dopo un po, scivola sulle mie gambe quasi fossero un cuscino. Tutti quella notte dormirono,meno che io,imbarazzato in un modo che non racconto.
In quella posizione fino alle 6 del mattino, ormai prossimi a San Severo, paese dove lei doveva scendere.
Il vecchietto, che pure si era svegliato, vedendola sorridente e serena: "Visto, signorina, che è giunta l'alba?"
Lei annuisce e si alza per tirar giù la piccola valigia.
Saluta tutti.
Il vecchietto non sapeva che, in quel momento, ero io ad essere dispiaciuto e triste per l'addio a quella ragazza, bella come il sole. Lei mi guarda, mi ringrazia e si getta al collo abbracciandomi e baciandomi a lungo. Mi accarezza e ringrazia di nuovo.
Il vecchietto, sorridendo maliziosamente e rivolto a me: "Penso che meglio di così non poteva andarti"
Il treno si ferma e lei scende. Mi affaccio al finestrino e nel mentre il treno riparte la vedo sventolare il fazzoletto, finché sparisce all'orizzonte. Avevo il nodo in gola.
Rattristato, diciamo quasi innamorato, ripensai alle parole del vecchietto:
"Non c'è stata mai notte così lunga che non ha visto l'alba"
Come dimenticarlo.
Perdonatemi la lungaggine.
[Modificato da pyccolo 29/06/2013 23:39]